Memorial “Cristian Zozzoli”
CHI ERA CRISTIAN ZOZZOLI

Tutto ebbe inizio prima della sua nascita, da un innato desiderio che la sua mamma custodiva fin da quando era piccola: dare alla luce un bambino biondo e dagli occhi color cielo, il cui nome sarebbe stato quanto mai profetico.
E Cristian arrivò a cavallo di un raggio di sole, piccolo quanto un palmo di mano, ma radioso e fremente di vita come quel sommo desiderio che animò la sua stessa mamma. “Non è un gigante” disse un’ostetrica, e tuttavia sgomitò fino allo stremo per ricercare la luce e palesarsi così nelle vesti di quell’esile corpicino.
La sua vitalità lasciò fin da subito presagire qualcosa di speciale, tant’è vero che i suoi talenti non tardarono a mostrarsi, come quando scoprimmo che all’età di soli tre anni già aveva cominciato a leggere e scrivere. Da quel momento gli si aprirono letteralmente le porte del mondo, a cui attinse senza sosta come se non ci fosse un domani, come se già sapesse che nella sua clessidra c’erano pochi granelli di sabbia.
Ma le sue virtù più grandi risiedevano invero nel cuore, nel suo animo gentile e in perfetta sintonia con il tutto. Ai nostri occhi era nientemeno il sole, e ciò che gli gravitava intorno rifletteva senza indugio la sua candida luce, quella luce che dissolve le ombre ed esalta l’essenza delle piccole cose. Cristian, infatti, riusciva a scorgere la vera bellezza che si cela dietro a ciascun volto, e i suoi straordinari talenti altri non erano che un mezzo per arrivare al cuore degli altri.
Come un bocciolo appena reciso, ha saputo donarsi interamente senza che il tempo lo sfiorisse, poiché l’amore non è scandito da alcun rintocco e quel che Cristian ha seminato ha ora radici che non possono essere estirpate. Ecco perché tanti cuori hanno pulsato per lui all’unisono, battito dopo battito, nella speranza di vederlo sottratto alle fauci di un’infezione dannatamente mordace, che in pochi giorni fece scempio del suo immenso cuore.
E nonostante gli impietosi resoconti dei medici, affrontò la malattia con il coraggio e la risolutezza di un guerriero d’altri tempi, lottando strenuamente per quasi venti interminabili giorni, fino all’arrivo di quel nuovo cuore, quale unica via ancora praticabile verso la tanto agognata salvezza. E anche nella concitazione di quei momenti, non ci fu mai davvero il tempo di rifiatare, di fare i conti con sé stessi e le proprie paure. Tanto meno con Cristian e quell’ultimo sconfinato gesto d’amore che si accingeva a compiere.
Soltanto la sua mamma intuì che non avrebbe mai accettato un altro cuore, che per nulla al mondo sarebbe tornato da lei ricoprendosi delle miserie di qualcun altro. Così, pur di risparmiarci sofferenze ben più gravi, respinse quel cuore ignoto con l’impeto di un gigante, per poi valicare il cielo indossando una corazza di luce e brandendo il suo sorriso …. papà